Muoversi nel XXI secolo: whatever it takes.
Decarbonizzazione della mobilità, neutralità tecnologica e valorizzazione dell’economia del Paese: questi i temi dell’Assemblea Pubblica ANFIA, tenutasi il 31 maggio scorso. Stimata in Italia la perdita di circa 73.000 posti di lavoro nei prossimi anni, non compensati dalle circa 6.000 nuove posizioni che creerà la mobilità elettrica.
Giorgetti: “confido in modo particolare nei biofuel. Non possiamo affidare un settore a una tecnologia detenuta, di fatto, in larga parte dalla Cina”.
È fondamentale che gli europarlamentari italiani votino pensando anche agli interessi del proprio Paese, nella definizione di una roadmap di decarbonizzazione della mobilità secondo un approccio realistico e non ideologico, aperto a più tecnologie e impegnato a sostenere gli investimenti e lo sviluppo di competenze specializzate sul territorio. È quanto emerso martedì 31 maggio a Firenze, durante l’Assemblea Pubblica ANFIA, intitolata “Muoversi nel XXI secolo: whatever it takes – L’automotive tra sviluppo sostenibile, transizione energetica e nuovi equilibri internazionali”.
In vista della votazione in sessione plenaria al Parlamento europeo del pacchetto di riforme climatiche Fit for 55 (prevista tra il 7 e l’8 giugno prossimi), che tocca il settore automotive su vari fronti, in primis quello della revisione del Regolamento per la riduzione delle emissioni di CO2 delle auto e dei veicoli commerciali leggeri al 2025 e al 2030, il Presidente ANFIA Paolo Scudieri ha ribadito la necessità di un approccio realistico e non ideologico, ambientalmente ambizioso, ma anche socialmente compatibile e industrialmente competitivo: “lo sviluppo della mobilità elettrica è un pilastro fondamentale, è una delle tecnologie del futuro, è un percorso abbracciato da tutti i costruttori di veicoli e siamo chiamati a sollecitare le aziende della filiera a cogliere le opportunità di sviluppo offerte dall’elettrificazione. Diverso è, tuttavia, ostinarsi ad abbracciare una sola tecnologia, ad oggi di totale dominio asiatico, creando pericolosi squilibri nel mercato e in ambito sociale, per il forte impatto che implica sul sistema industriale: in Italia abbiamo stimato la perdita di circa 73.000 posti di lavoro nei prossimi anni, non compensati dalle circa 6.000 nuove posizioni che creerà la mobilità elettrica. Apriamoci, quindi, al contributo che alla decarbonizzazione della mobilità di persone e merci, individuale e collettiva, possono dare, insieme all’elettrico, i biocombustibili (Biometano, BioLNG), i carburanti sintetici, l’idrogeno (sia come vettore per il motore endotermico sia le fuel cells), tecnologie su cui la filiera crede tantissimo e su cui sta già facendo grandi investimenti”. Una esortazione quella di Scudieri al legislatore europeo, affinché questo eviti di distruggere il proprio comparto produttivo della mobilità per abbracciare un unico sistema di mobilità e consegnare una intera filiera e una intera economia agli asiatici.
Dopo Scudieri la parola è passata a Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo dell’ISPI, che ha delineato un’analisi geopolitica degli scenari globali in cui, in questo momento di instabilità, si sta muovendo l’industria automotive, caratterizzata da filiere fortemente globalizzate e interdipendenti e sottoposte a un processo di ripensamento a fronte del quale “è venuto meno l’assioma della globalizzazione, inducendoci a renderci conto che – parafrasando la celebre massima Dove non passano le merci, passano gli eserciti – oggi dove passano gli eserciti non passano le merci”.
Forse la situazione sarebbe oggi diversa se, in tempi non sospetti, ci fossero stati maggiore concretezza e meno pregiudizi (https://www.federmetano.it/2021/11/12/biocng-e-biolng-i-motori-della-decarbonizzazione/), poiché “stiamo pagando le conseguenze dei comitati Nimby che non hanno fatto installare gassificatori, impianti eolici e fotovoltaici, digestori”, come sottolineato da Paolo Scaroni – Deputy Chairman di Rothschild & co. – durante la tavola rotonda con Paolo Scudieri e Bernardo Mattarella – Amministratore Delegato di Mediocredito Centrale, incentrata sugli strumenti che, in questi anni di rivoluzione tecnologica, possono consentire alle imprese di ottenere le risorse finanziarie necessarie per la loro crescita.
A chiudere l’Assemblea Anfia Giancarlo Giorgetti – Ministro dello Sviluppo Economico – che ha ribadito come puntare tutto su un’unica tecnologia non sia la soluzione migliore per affrontare il cambiamento climatico. Il Ministro ha sottolineato come il Governo italiano abbia tenuto una posizione diversa rispetto agli altri Stati dell’UE sui regolamenti in discussione, difendendo la neutralità tecnologica e guardando all’idrogeno: “io confido in modo particolare nei biofuel, ambito in cui noi italiani possiamo insegnare. Non possiamo affidare un settore a una tecnologia detenuta, di fatto, in larga parte dalla Cina”.
È necessario maggiore realismo e pragmatismo, ha rimarcato Giorgetti. Gli ultimi eventi hanno mostrato che quelli che sembravano indiscutibili dogmi devono essere rivalutati, ne è un esempio il gas: messo al bando finchè la realtà ha dimostrato che non è possibile farne a meno. “Abbiamo bisogno di uno Stato che offra agli imprenditori gli strumenti per affrontare questo processo di riconversione, non ci può essere sviluppo economico senza l’industria e la manifattura”, ha concluso il Ministro.
Per i dati sul mercato italiano (immatricolazioni veicoli e produzione) consulta il comunicato stampa Anfia in allegato.
Allegati:
Rassegna stampa:
– QUOTIDIANO.NET: Assemblea Pubblica ANFIA: perdita di 73.000 posti di lavoro nel comparto auto, non compensati dai 6., del 06-06-2022