Luigi Celani, vicino ai suoi clienti ma con lo sguardo rivolto al futuro

Laura Celani racconta suo padre, storico socio di Federmetano, scomparso lo scorso febbraio.

Il 20 febbraio 2019 ci ha lasciato Luigi Celani, socio di lunga data di Federmetano.  Un uomo dalle straordinarie capacità imprenditoriali, convinto dell’importanza di guardare oltre i meri interessi immediati per rispondere concretamente alle esigenze di chi si rivolgeva alla sua azienda, persone che ogni giorno si spostano per andare a lavoro, per motivi familiari o per andare a fare la spesa, persone che potevano contare sulla sua professionalità, così come Federmetano ha sempre potuto contare sul suo impegno a favore dell’Associazione. Abbiamo voluto raccontare l’uomo e l’imprenditore Luigi Celani attraverso le parole di sua figlia Laura.


 Luigi Celani, un uomo che ha fatto del proprio lavoro una passione. Com’è nata e com’è cresciuta la sua azienda?

Nel 1972 Luigi trasformò, insieme a suo padre, un piccolo punto di rifornimento di metano preesistente, dove ancora la distribuzione avveniva tramite sostituzione delle bombole, in un impianto vero e proprio. L’intera famiglia era coinvolta nell’attività e iniziò da subito a rinnovare la struttura, anche se l’intero processo richiese tempo. Nel 1997 poi decise di espandere l’azienda e così, fra la fine degli anni ’90 e i primi 2000, aprì altri due impianti, fra cui un distributore multiprodotto completo.

Che tipo di imprenditore era Luigi Celani?

Molto presente e in costante aggiornamento. Finché ha potuto, ha continuato a leggere e a tenersi informato sulle novità e sulle tendenze di mercato: era una persona fortemente proiettata nel futuro ma, curiosamente, anche un appassionato di storia. Le sue ricerche si concentravano nella tarda serata, infatti, bisognava tirarlo via dal computer perché andasse a dormire.

Cosa gli piaceva di più del suo lavoro?

L’autonomia nelle scelte, indubbiamente. Per questo motivo, avrebbe potuto applicare le sue capacità imprenditoriali a molti altri settori.

Qual era la più grande capacità che Suo padre aveva?

Quella di trovare soluzioni insolite e fuori dagli schemi, cosa che riusciva a fare in brevissimo tempo. Aveva anche una memoria prodigiosa, che sicuramente lo aiutava non poco nel processo decisionale. 

Cosa del suo lavoro Le ha trasmesso?

Soprattutto l’idea che l’imprenditore non sia un “prenditore”, che debba guardare oltre i propri interessi immediati.
Non lavoriamo con generi di lusso, ma con prodotti che sono utilizzati quotidianamente da persone appartenenti a tutte le fasce di reddito per andare al lavoro, a fare la spesa o per motivi familiari. Nel nostro territorio poi, sia per la sua conformazione sia per la lontananza dai grandi centri, il mezzo privato è ancora l’unica opzione ragionevole per gran parte degli spostamenti.
Di conseguenza, l’utenza non va vista come una semplice riserva di futuri profitti “mettersi nei panni della clientela e fare il possibile per rendere i prodotti accessibili a molti” sono cose che mio padre riteneva fondamentali. Ne sono convinta anch’io.


 

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